UN TERRIBILE INCONTRO SCONVOLGE LA TENUTA:” IO SONO TUA FIGLIA CRUZ..”

Un pacco arriva silenzioso alla Promessa e il palazzo trattiene il respiro: nulla di ordinario, nessuna lettera, solo un ritratto maestoso e inquietante della marchesa Cruz, inviato direttamente dalla prigione come una presenza che ritorna a reclamare il suo spazio nelle stanze che un tempo furono sue. L’opera viene appesa nel cuore del salone, proprio dove era collocato il vecchio ritratto di famiglia che Cruz stessa aveva fatto rimuovere anni prima, e quel volto dipinto sembra subito animarsi di significati proibiti; i servi mormorano, alcuni giurano che gli occhi si muovano, altri sussurrano di un impercettibile sospiro che sfugge dalla tela, ma per Manuel quel ritratto è una ferita aperta: ogni sguardo alla tela lo trascina di nuovo nelle notti dell’aggressione a Giana, nelle parole non dette e nelle domande che bruciano ancora. (II) In una notte densa di rabbia e dolore Manuel esplode: entra nel

salone, afferra una sedia, sale e con un gesto violento e liberatorio strappa il ritratto dalla parete e lo riduce in mille pezzi; ma quello strappo rivela più di quanto lui immagina: dietro la tela, nella cornice, c’è una lettera sigillata con ceralacca rossa, scritta con l’eleganza dolorosa della calligrafia di Cruz. Quando Manuel rompe il sigillo e legge le prime righe, il mondo che credeva saldo comincia a sgretolarsi: la lettera è una confessione che parla di ricatti, di minacce orchestrate da Leocadia e di un patto oscuro che ha tenuto Cruz prigioniera di un segreto per anni. (III) La rivelazione scuote le fondamenta della tenuta: Cruz confessa di essere stata ricattata, di aver subito pressioni che l’hanno costretta a scelte impossibili, e rivela l’inimmaginabile—Leocadia, con la complicità di Lorenzo, avrebbe manipolato il trattamento di Giana, avvelenando la fiducia e sabotando cure e speranze per otte

nere potere, denaro e quel titolo di marchesa che bramava con fredda ambizione. Le tessere del passato si ricongiungono in un disegno di tradimenti: i gioielli contaminati, le cure manomesse, il silenzio imposto come arma; la lettera esorta Manuel a portare la verità al capitano Burdina, perché solo così la menzogna potrà essere smascherata e Cruz forse salvata dalla rete che la stringe. (IV) Intanto nel palazzo l’atmosfera si fa elettrica: Leocadia, raffinata e velenosa, percepisce la minaccia come un terremoto che erode le sue pretese, e per nulla intimorita insiste nel rivendicare il controllo che ha tessuto con pazienza; Alonso, diviso tra gratitudine e incertezza, ascolta le accuse e si ritrae nella prudenza, rifiutando di rimuovere il ritratto nonostante il dolore di Manuel, perché «fino a quando non sapremo tutto non potremo agire di impulso». Le conversazioni si fanno sussurri strategici: Leocadia e Lorenzo tessono piani, convinti di poter manipolare la reazione degli altri, mentre Pia, Cristóbal e i servi osservano terrorizzati, capaci di leggere nelle pieghe dei gesti la fitta trama di inganni che minaccia di

travolgere ciascuno di loro. (V) La Promessa diventa così teatro di una resa dei conti che sa di tragedia: il ritratto, il pezzo strappato e la lettera ritrovata sono scintille che accendono una guerra segreta fatta di ricatti, colpe confessate e alleanze spezzate; Manuel, devastato dalla verità ma deciso a scoprire i responsabili dell’attentato a Giana, intraprende un percorso che metterà in discussione tutto ciò che credeva—e mentre Cruz, dietro le sbarre, sembra recuperare potere con gesti che appaiono provocazioni, la figura di Leocadia si svela più letale del previsto: non più solo antagonista, ma regista di un tradimento che ha modellato destini e spezzato vite. Nessuno nella tenuta è più al sicuro: le verità sepolte sono emerse e ora, con la carta che brucia tra le mani di Manuel, la promessa di giustizia si mescola a quella di vendetta, lasciando presagire un futuro in cui le ombre del passato chiederanno conto e nulla—dopo quella notte in cui il ritratto è stato strappato—potrà tornare come prima.

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