Nihan Was Consoled By Emir – Endless Love
In una notte densa di silenzi pesanti, Nihan si aggirava inquieta tra le mura fredde di una casa che chiamava ancora “sua” solo per abitudine, non certo per amore; le dita scivolavano inquiete sulle superfici lisce, il cuore martellava, mentre la mente si perdeva nei ricordi di ciò che era stato con Kemal e che ora sembrava svanito nel nulla. Il dolore della perdita, dilaniato da rapidi lampi di rabbia, tremava in ogni suo sguardo, ma il volto restava incomprensibilmente distante, come volesse proteggersi dall’ennesima delusione. La voce di Emir, improvvisa, tagliava lo spazio come una lama gelida-lui, l’uomo che aveva sempre controllato tutto, che l’avrebbe voluta come trofeo ma che quella sera sembrava diverso: per una volta non era lì a prevaricare, ma a restare, a offrirsi come rifugio silenzioso per chi possedeva solo macerie emotive. “Kemal mi ha lasciato,” confessò Nihan tra i singhiozzi soffocati e lo sguardo rivolto altrove, incapace persino di reggere il peso della verità; Emir allora non disse nulla, si avvicinò soltanto e, per la prima volta, sembrò davvero ascoltare, senza giudicare-una vicinanza che sapeva di pericolo, perché nel vuoto lasciato da Kemal, anche il nemico poteva apparire come un’àncora, anche se gettata tra correnti letali.
L’orgoglio di Nihan si era spezzato nel momento esatto in cui aveva deciso di sacrificare la propria felicità per salvare Kemal: aveva costruito menzogne, manipolato le ombre, ferito chi amava per proteggerlo dai pericoli che la verità avrebbe lasciato esplodere. “Non so più chi sono,” confessò, la voce tremante mentre Emir, con una calma mai vista prima, cercava di convincerla che a volte bisogna lasciarsi andare per sopravvivere; le sue parole si fecero morbide, ma tagliavano il cuore come vetro sottile: “Chi ama fino alla morte non si salverà mai, Nihan-ma almeno avrai amato davvero.” Eppure, nel fondo degli occhi di Emir brillava una luce ambigua: non c’era solo pietà, c’era desiderio, rabbia repressa, una strana volontà di riscatto, forse anche la speranza che in quel momento di debolezza l’amore negato di Nihan potesse inclinarsi, almeno il tempo di un abbraccio rubato alla notte. La tensione cresceva, le paure si mescolavano alla tentazione della resa, ma Nihan si allontanava ancora, senza mai allontanarsi davvero.
Nel frattempo, la voce di Kemal echeggiava come un’eco irrisolta nella coscienza della ragazza: ogni gesto, ogni sguardo, ogni parola si impigliava nel suo cuore come una lama sottile, lasciandole addosso il desiderio di chiedere perdono, ma anche il terrore di non essere capita. Nonostante il freddo della solitudine, Nihan si sentiva ancora legata a Kemal da fili invisibili, incapace di spezzare realmente quel legame. Emir osservava, soppesando le proprie mosse; era consapevole che la sua unica possibilità di conquistare Nihan non era la forza, ma il conforto, la promessa di non lasciarla sola proprio quando tutto il mondo sembrava crollare. Eppure il suo abbraccio restava a metà strada tra il sincero e il calcolatore, un gesto che voleva essere comprensione quasi più per l’orgoglio ferito che per vero altruismo.
Intorno a loro, la città pulsava senza pietà: segreti e bugie come fantasmi affollarono stanze, telefoni squillavano per trasmettere notizie sempre più amare, parenti che indagavano, amici che tradivano, proposte di matrimonio che si trasformavano in addii silenziosi. Nihan aveva la sensazione di camminare sempre su un filo sottilissimo, ogni passo la portava più vicino al baratro; solo che questa volta, cadere significava non solo perdere se stessa, ma rischiare di portarsi dietro chiunque osasse amarla davvero. Emir, percependo la disperazione nascosta dietro lo sguardo liquido di Nihan, decise di offrirsi come scudo-pur sapendo che nulla di ciò che avrebbe fatto sarebbe bastato a cancellare Kemal dalle vene della ragazza. Ma voleva provarci lo stesso, con quella ostinazione che solo chi non è mai stato amato davvero sa esibire fino all’ultimo respiro.
In quella notte di drammi senza catarsi, Nihan restò a lungo abbracciata a Emir, piangendo lacrime che non erano per lui ma di fronte a lui, sapendo che avrebbe fatto di tutto, anche mentire, anche odiare, anche soffrire, pur di lasciare vivo il ricordo di ciò che aveva perduto con Kemal-ma la verità era che nessuna consolazione sarebbe mai bastata davvero. E intanto Emir, nel silenzio, comprese che vincere il cuore di Nihan significava soprattutto reggere la tempesta, accettare di essere sempre al secondo posto nella gerarchia dei suoi dolori. Nessuno di loro si concesse una soluzione facile: la notte scivolò via senza promesse né speranze, solo con la crudele ironia di un destino che, anche quando consola, lascia sempre il conto da pagare.