UN INCONTRO CHE CAMBIA TUTTO:” SONO IO.. TUO FIGLIO..” ANTICIPAZIONI FORBIDDEN FRUIT
La città è ancora immersa in un torpore primordiale quando Ander si muove come un’ombra attraverso la villa, fermandosi davanti alla porta della stanza di Alian per studiare il suo respiro regolare. Non è un gesto d’amore, è una strategia; un’idea improvvisa le illumina la mente e la trasforma. Tornata nella sua stanza sceglie con cura un abito elegante ma discreto, si specchia e mormora a se stessa un giuramento: oggi voglio che mi desideri, che mi tema, che mi riconosca. Nella cucina tutto diventa simbolo del suo controllo: la frutta disposta con geometria quasi ossessiva, le fette biscottate adagiate su porcellana sottile, il latte che sobbolle nel pentolino come un battito trattenuto — dettagli che parlano di perfezione e di una volontà che non ammette errori. Quando Alian scende e trova la tavola perfetta, rifiuta con freddezza: non ho fame, dice, e quel rifiuto accende in Ander la determinazione a dimostrare che il rispetto e il ruolo non si ricevono, si impongono con astuzia.
La sua strategia è un doppio coltello: sedurre per beccare Alian in flagrante e, nello stesso tempo, sgretolare i conti dell’azienda dall’interno. La telefonata fredda con l’uomo nei bassifondi e l’incontro nel locale buio dove i monitor brillano come occhi elettronici rivelano la natura del complotto — hacker, codici, accessi rubati. Ander non si limita a inventare una scena; consegna nelle mani di chi sa scassinare sistemi una busta con informazioni e denaro, pretende un lavoro perfetto senza tracce. Quando una domestica intercetta frammenti della conversazione e prova ad aiutare, Ander la affronta con parole che sono minaccia camuffata da rimprovero: se parli capirai cosa significa perdere tutto. La sua freddezza gelida è un avvertimento che sigilla la complicità del silenzio.
Uscita dalla villa, presa dal rituale del piano, Ander si immerge in quartieri anonimi, bussa a cancelli metallici e attraversa corridoi illuminati solo dallo schermo di computer che respirano come organismi. Lì l’uomo che la attende non alza lo sguardo, digita, chiede tempo, protocolli, garanzie; ma la donna impone i suoi termini: voglio che i profitti si riversino a me, troverai incongruenze nei dati e le farai sembrare naturali. Le parole rimbombano come ordini e promesse di vendetta. Al ritorno, tra un trucco accurato e una scelta di abito studiata, Ander pensa a Zainep come a un ostacolo da annientare, a un confronto che dovrà dimostrare che è lei, e solo lei, la figura centrale nella vita di Alian.
Dall’altro lato della città, la calma apparente dell’ufficio di Alit si spezza: Zainep nota che i numeri sul foglio di calcolo mutano da soli, valori che si auto-modificano come se avessero vita propria. Il respiro si fa corto, il cuore corre, e la sensazione che qualcosa di innaturale stia accadendo si trasforma in certezza. La corsa verso Alit, la chiamata allo specialista, la tensione che sale in ogni gesto: tutto assume il ritmo incalzante di una scoperta che può cambiare le sorti dell’azienda. Il tecnico, trafelato, digita con le dita che sembrano tamburi sul monitor, e quando annuncia di poter invertire il processo e risalire all’origine è come se una luce accecante trapassasse il buio. Le coordinate appaiono sullo schermo e Zainep le riconosce con la stessa certezza con cui si riconosce un volto noto nel buio: è Ander.
La verità esplode con la forza di una sentenza: Alit, Zainep e il tecnico stringono la prova sulla quale potranno costruire la resa dei conti — una pen drive che contiene la mappa del sabotaggio, numeri falsificati e tracce digitali che puntano dritto alla villa di Ander. In macchina, mentre gli autisti accelerano e le strade della città diventano un nastro che conduce al confronto, ogni personaggio assume il ruolo che il destino gli ha assegnato: Ander, architetto del tradimento e della vendetta; Alian, figura fredda e forse ignara; Alit, custode dell’impero economico; Zainep, che da spettatrice diventa giudice e carnefice della verità. Non è più solo una lotta per il potere o per i soldi: è la rivelazione dell’identità, la caduta delle maschere. In questo dramma che si consuma senza perdono, ogni gesto preparato — una colazione, una busta, una pen drive — è un colpo inferto al cuore dell’inganno, e la città trattiene il respiro per il momento in cui la verità, una volta svelata, deciderà chi sopravvive e chi paga il prezzo della sua ambizione.